Lavori di Settembre

di Mauro Puppo


Siamo giunti al mese di settembre e, chi ha ancora i melari sulle famiglie, è opportuno che li tolga e proceda alla smielatura dell’eventuale miele immagazzinato, anche se le elevate temperature di luglio e agosto non hanno certo favorito il raccolto. Fatto ciò i melari vuoti verranno ridati alle api per la pulizia e lasciati sulle arnie per due/ tre giorni, quindi rimossi definitivamente e collocati in magazzino, facendo attenzione che non vi siano residui di polline in quanto quest’ultimo favorirebbe lo sviluppo della tarma della cera. Nel nido la covata va gradualmente riducendosi lasciando spazio per l’immagazzinamento del
miele per le scorte invernali, a tal proposito si ricorda che, per un buon invernamento, la famiglia ha bisogno di un quantitativo di miele pari a 10/12 kg. Se queste scorte non sono sufficienti bisogna sopperire con alimentazione artificiale, candito o sciroppo piuttosto denso (2/1), mentre è sconsigliata l’alimentazione con miele in quanto potrebbe favorire il saccheggio. Per quanto riguarda le scorte di polline sono generalmente sufficienti 1kg , massimo 2 a famiglia perché nel periodo invernale le esigenze sono minime. In questo periodo le api sono particolarmente inclini al saccheggio, per cui è consigliabile, se non
già fatto, inserire le porticine, affinché gli alveari possano difendersi meglio da eventuali attacchi.
Importante è verificare lo stato di salute delle famiglie, la quantità di covata, sintomi di malattie e l’efficacia dei trattamenti tampone estivi contro la varroa. E’ ancora possibile, in caso di orfanità, introdurre una regina feconda, ma se la famiglia risulta debole e piccola è indispensabile riunirla con un’altra, magari debole, per formare un alveare più forte in grado di superare l’inverno. Tutto ciò è consigliabile anche quando si è in presenza di nuclei formati da 3/4 telaini che difficilmente supereranno l’inverno; in questo caso è necessario eliminare una regina (quella che consideriamo più debole), in alternativa, se non ce la
sentiamo di sopprimerla, lasciamo questo compito alle api che valuteranno le due regine in modo più efficace di noi e non è escluso che le stesse possano anche convivere per parecchio tempo.

I lavori del mese di Giugno

di Mauro Puppo

Nello scorso mese di maggio si è registrato un andamento termico particolarmente sfavorevole:
inizialmente con temperature nella norma del periodo, successivamente si è passati ad una stagione
notevolmente fredda, avvisaglie già iniziate nella seconda metà del mese precedente, con valori tipici di
fine inverno.

Le alte temperature iniziali di aprile hanno anticipato le fioriture esponendole maggiormente alla stagione
fredda subentrata con forti piogge, grandine e, in alcuni casi, neve, impedendo alle api di bottinare; questa
situazione, protrattasi a tutto il mese di maggio, ha compromesso i raccolti dei millefiori primaverili pre-acacia, dei monoflora come il tarassaco, il ciliegio e l’acacia stessa, anche se in modo non uniforme
(solamente in piccole zone circoscritte si è potuto riscontrare un raccolto pari a 7/8 kg ad alveare).
Se siamo tra quei fortunati che hanno raccolto qualche chilogrammo di acacia dobbiamo prepararci a levare
i melari per evitare che eventuali fioriture successive ( speriamo ce ne siano!) vadano a “sporcarlo”
rendendolo più scuro e non più classificato come monoflora di acacia.
Naturalmente bisogna assicurarsi che l’umidità del miele sia al di sotto del 18% e generalmente i favi
opercolati hanno l’umidità giusta. Per far questo si preleva una goccia di miele opercolato e poi, se
presente, una goccia di non opercolato ( generalmente ai lati esterni dei favi) e si misurano separatamente
con un apposito rifrattometro.
Tutte le operazioni in laboratorio devono avvenire in un ambiente secco, cioè l’umidità ambientale deve
essere al di sotto del 50%, poiché al di sopra di questo valore il miele inizierebbe ad assorbire acqua
dall’ambiente circostante. E’ utile dotarsi di un deumidificatore ambientale.
E’ normale, in questo periodo, trovare nei nidi una riduzione della covata dovuta all’intasamento di miele
nei favi . E’ opportuna una visita a tutte le famiglie per verificare che:

non ci siano orfanità, in questo caso è necessario riunire o inserire una regina nuova,

che la covata sia bella e compatta con opercoli integri, se avevamo ristretto la famiglia possiamo
aggiungere dei favi sia costruiti sia fogli cerei (sempre che ci siano le condizioni di una prossima abbondane
fioritura esempio castagno e tiglio).
Non dimentichiamoci di controllare l’infestazione di varroa, la caduta naturale nei cassetti se sono ancora
presenti, oppure col metodo dello zucchero a velo o VEC.
Nel mese di giugno possiamo ancora procedere con la formazione di nuclei sia per aumentare la
consistenza del nostro apiario e sia, speriamo di no, per sopperire ad eventuali morie invernali.
Controllato l’apiario possiamo concentrarci sulle prossime fioriture sperando siano ottime come qualità e
quantità.

Maggio in apiario

di Mauro Puppo

Maggio è il mese della fioritura della robinia pseudo acacia, comunemente conosciuta come acacia. La produzione di questo miele, in questi ultimi anni, è stata piuttosto scarsa, principalmente a causa dei cambiamenti climatici. Preparare le famiglie nel modo corretto per iniziare bene il raccolto è indispensabile. Per questo, già dal mese precedente, avremo monitorato lo stato di salute degli alveari, il controllo delle scorte,  della covata e la forza di ogni singola famiglia.

Controllo della sciamatura

Il controllo della sciamatura è una delle attività più impegnative dell’apicoltore. È molto importante tenere sempre sotto controllo le proprie famiglie, eliminare eventuali celle reali o adottare quegli accorgimenti necessari a evitare la sciamatura naturale, quali l’allargamento del nido con l’aggiunta di fogli cerei da costruire, il bilanciamento delle famiglie, la formazione di nuclei artificiali a partire da famiglie numerose, l’apposizione anticipata dei melari.

Recupero di sciami

E’ possibile che, nonostante tutti i nostri sforzi, questi accorgimenti non siano sufficienti. Accorgersi repentinamente del verificarsi di una sciamatura è essenziale per poter recuperare lo sciame. Una volta uscite, le api si raccolgono temporaneamente (poche ore o un paio di giorni) su un ramo, un supporto o in una cavità nei pressi dell’apiario. Recuperare lo sciame è un’operazione che richiede un po’ di pratica e può essere più o meno difficoltosa. Se le api si sono raccolte su un ramo, tagliare il ramo e scrollarle all’interno di un’arnia porta sciami potrebbe essere sufficiente e abbastanza semplice. Se invece, si fossero insediate in cavità, tronchi d’albero o in  posti poco accessibili, il recupero diventa più problematico e difficoltoso. 

Posa dei melari

Quando le famiglie sono ben sviluppate e pronte per il raccolto, è importantissimo porre i melari per dar loro più spazio. Se si aggiunge il melario troppo presto, c’è il rischio che eventuali ritorni di freddo obblighino la famiglia ad un lavoro suppletivo per scaldare il volume che si è creato, e se i favi sono in prevalenza fogli cerei nuovi, c’è la possibilità che le api rosicchino la cera dei favi, andando così a rovinarli. Se, invece, si vuole stimolarle alla produzione, inserire favi già costruiti è la scelta migliore. In questo modo, infatti, non sfrutteranno le proprie risorse per la costruzione dei favi stessi. Stimolare la produzione di cera potrebbe essere, d’altronde, un modo per controllare il pericolo di sciamatura. Da tenere presente che, nonostante l’aggiunta del melario per dare spazio, la  famiglia potrebbe ignorarlo e sciamare comunque.

L’escludiregina

Quando decidiamo di posare i melari, per evitare che la regina lasci il nido e salga al melario dobbiamo usare l’escludiregina, ovvero una griglia di metallo o plastica che permette il passaggio delle operaie, ma non quello della regina, che rimane così confinata nel nido . L’escludiregina va posto sopra al nido, su cui poi si poserà il o i  melari, il coprifavo e il tetto. Questa operazione è necessaria per evitare che il melario, destinato alla produzione di miele, se la regina salisse, possa essere riempito di covata. Questo renderebbe difficoltosa l’estrazione del miele e una sua svalutazione degustativa e visiva, risulterebbe, di conseguenza, più scuro e dal sapore più intenso, classicamente detto “da favo”.

COVATA CALCIFICATA

di Mauro Puppo

Durante i controlli degli alveari possiamo notare sul predellino di volo alcune palline bianche, allungate che
assomigliano a chicchi di riso, non sono palline ma larve morte, siamo in presenza di covata calcificata o ascosphaeriosi dal nome del patogeno, ascosphaera apis, un fungo responsabile di questa micosi che colpisce la covata.
Le spore si insediano e si sviluppano nello stomaco della larva e da questo si diffondono in tutto il corpo.
La morte della larva avviene prima dell’opercolatura o subito dopo, in questo caso le api opercolano le cellette e solo dopo rimuovono la larva morta che inizialmente è di colore bianco e successivamente tende al verde-nero, dura come un gessetto.
Le spore riescono a sopravvivere per lungo tempo anche per diversi anni. Il patogeno si propaga nell’alveare principalmente tramite il lavoro di rimozione delle larve morte da parte delle api che così facendo trasportano involontariamente le spore. Altra fonte di contagio tra alveare e alveare è il saccheggio o l’alimentazione con miele o polline infetto, lo stesso apicoltore può essere fonte di contagio adoperando materiale contaminato ( favi, attrezzi, guanti).
La presenza della malattia è influenzata dalle tecniche apistiche adottate, per esempio l’ubicazione degli alveari in zone poco soleggiate ,umide e con ristagni d’acqua , sbalzi termici, squilibrio tra api nutrici e covata, alimentazioni non corrette, presenza di regine vecchie.
Lo squilibrio tra nutrici e covata, per esempio, lo possiamo constatare all’inizio della primavera dove a causa di abbondante alimentazione liquida si invoglia la regina ad una massiccia deposizione quando c’è il cambio generazionale, quindi un calo di api con conseguente scarsa copertura dei favi e raffreddamento della covata. Anche la scarsa abitudine di stringere le famiglie sui favi effettivamente occupati può portare
al raffreddamento della covata, ricordiamoci che le larve hanno uno sviluppo ottimale quando la temperatura interna dell’alveare si aggira sui 33/35 gradi. Altro stress che possono subire le larve è quando nell’alimentazione non c’è apporto proteico e vitaminico ad inizio stagione o nei mesi più caldi e siccitosi, l’apicoltore deve accertarsi della presenza di polline immagazzinato nei favi e la sua quantità e, se insufficiente, intervenire di conseguenza con alimenti proteici.
Nel caso di forte infestazione ( più del 10% delle celle infette) anche la sostituzione della regina può essere d’aiuto in quanto la sua discendenza potrebbe essere più suscettibile all’infezione.
Nella presenza di covata calcificata la famiglia non riesce a svilupparsi in modo ottimale con conseguente scarso raccolto, è suscettibile ad altre patologie e subisce uno spopolamento che la regina non riesce a rimpiazzare con la nuova covata, tutto questo ormai ci ha portato nei mesi estivi dove il picco di infestazione di varroa può dare il colpo di grazie alla famiglia.
Per combattere la covata calcificata non esiste un prodotto specifico, in commercio ci sono degli integratori alimentari che limitano il propagarsi delle malattie fungine, anche il timolo può essere interessante per migliorare le condizioni igieniche dell’alveare, tenendo anche presente che il principio attivo è usato nei prodotti contro la varroa.
E’ ovvio che tutto il materiale ,arnie comprese, che va a contatto con la covata calcifica va accuratamente disinfettato, in questo caso in commercio si possono trovare dei prodotti adatti allo scopo.

Aprile in apiario

di: Mauro Puppo

Ad Aprile si è all’inizio della stagione produttiva, i lavori da svolgere in apiario sono molti ed è importante organizzare gli interventi da compiere per avere le famiglie nelle migliori
condizioni.
I controlli da effettuare riguardano l’estensione, la compattezza e lo stato della covata, bisogna valutare se le famiglie sono deboli o forti, se le scorte sono sufficienti, se la
covata è sana, se dobbiamo aumentare lo spazio del nido, se ci sono favi da rinnovare (almeno due all’anno), se bisogna pareggiare le famiglie per averle abbastanza simili a livello di forza e sviluppo, se c’è la presenza di patologie o parassiti. Mantenere alcune famiglie forti e altre deboli non è conveniente, le famiglie deboli non sarebbero in grado
di produrre e potrebbero essere soggette a malattie, mentre in quelle forti aumenterebbe il rischio di sciamatura.
Aprile è, inoltre, il periodo per iniziare la creazione di nuovi nuclei, anche sfruttando il controllo della produzione di celle reali in vista di eventuali sciamature.

Famiglia forte o debole?
Una famiglia che importa polline, la regina che depone costantemente uova e le api
ceraiole che sono in piena attività sono tutti sintomi di una famiglia che crescerà
notevolmente. Siamo in presenza di una famiglia forte, il cui sviluppo si estende su 6-7
telai, che andrà tenuta sotto controllo sia per impedire la sciamatura naturale, sia se si
vuole procedere con quella artificiale. Una famiglia che non ha queste caratteristiche,
invece, è debole e necessita di interventi mirati per il suo rafforzamento.

Controllo della covata
Aprile è il periodo di massimo sviluppo della covata. Non basta controllare se la regina
sta deponendo, ma è importante sapere come, dove e lo stato di salute della covata
stessa. Dobbiamo verificare che ci sia spazio per l’estensione della covata, se essa è
opercolata o meno, vedere se la regina depone in modo regolare. È necessario prestare
attenzione all’eventuale presenza di malattie: peste americana, peste europea, covata
calcificata ecc. Importantissimo valutare l’infestazione di varroa.

Scorte sufficienti o no?
I consumi delle famiglie in piena fase di sviluppo sono molto elevati, fino a 7-9 kg di miele al mese. Se le condizioni meteo sono favorevoli, le scorte vengono rimpiazzate dalle api
stesse; ma se il maltempo è prolungato, la mancata assunzione di nettare può condurre a un blocco di covata e a stress alimentare, rallentando la crescita della famiglia. Per questo motivo, durante le visite, bisogna controllare lo stato delle scorte e, se carenti, incrementarle con l’alimentazione artificiale: candito o sciroppo in base alle condizioni climatiche e al periodo. Il candito viene consumato più lentamente e rimpiazza le scorte mancanti. Lo sciroppo, invece, deve essere utilizzato quando le api hanno la possibilità di effettuare voli di purificazione. Non è consigliabile la somministrazione di sciroppo in periodi freddi, umidi e piovosi, anche perché questo clima può favorire l’insorgenza di patologie intestinali.

Dare spazio alla famiglia
Con la crescita graduale della famiglia, diventa necessario aumentare lo spazio a sua disposizione: possiamo inserire i favi che erano stati tolti per l’invernamento o introdurre
nuovi fogli cerei (se la famiglia è abbastanza sviluppata), facilitando così anche il rinnovo della cera. Tuttavia, il foglio cereo non può essere posizionato dove capita: non all’esterno, ma, preferibilmente, tra l’ultimo favo di covata e il primo di scorte e, a inizio stagione, mai nel mezzo della covata, perché potrebbe fungere da diaframma. 

Bilanciamento
È importante, specialmente se abbiamo molte famiglie, che esse siano più omogenee possibile. Bilanciare le famiglie consiste nello spostamento di favi di covata coperti di api
dalle famiglie più forti a quelle più deboli. L’operazione richiede molta attenzione: i favi non devono essere affetti da malattie per scongiurare contagi e va verificato che non
venga trasferita anche la regina. Inoltre, la famiglia da cui preleviamo i favi deve essere in grado di riprendersi nel più breve tempo possibile. Il favo che si inserisce nella famiglia
più debole deve presentare molta più covata opercolata rispetto a quella non opercolata.

Prevenzione della sciamatura e creazione di nuovi nuclei
Il bilanciamento delle famiglie è anche un metodo per tenere sotto controllo la sciamatura, in quanto le famiglie più forti sono quelle più propense ad essa. Togliendo favi di covata, creiamo più spazio per la famiglia (anche se lo spazio non è l’unico motivo di sciamatura), oppure, allo stesso scopo, possiamo aggiungere un melario. Un segno molto chiaro che preannuncia la sciamatura è la costruzione di celle reali ai bordi del favo che possono essere rotte dall’apicoltore per prevenire la nascita di una nuova regina e la conseguente divisione della famiglia. Questa procedura, però, richiede un costante controllo ( ogni 4-5 gg) e può risultare difficoltosa, se non inutile, specialmente quando si hanno tanti alveari. 
La sciamatura artificiale è una tecnica molto simile a quella del livellamento: dalla famiglia forte vengono tolti favi di covata opercolati e, se già presenti, con celle reali e usati per
creare una nuova famiglia. È conveniente spostare questo nuovo nucleo di almeno 3km, in modo da evitare che la maggior parte delle bottinatrici ritornino nell’alveare madre.

Queste sono le principali attività nel mese di aprile che andranno prese in considerazione
per avere famiglie sane e forti. Naturalmente, le esigenze di ogni alveare varieranno in base alla località e alle condizioni meteorologiche.

Guida alla marcatura delle api regine: Tecniche e colori dei marcatori

di: Giorgio Pagnacco

Introduzione:

La marcatura delle api regine è una pratica comune nell’apicoltura che consente agli apicoltori di identificare facilmente la regina all’interno dell’alveare. Questo processo non solo agevola la gestione dell’alveare, ma permette anche di monitorare l’età delle regine e la loro produttività nel tempo. In questo articolo, esploreremo le tecniche per marcare le api regine e i colori dei marcatori utilizzati per identificare l’anno di nascita della regina.

Tecniche per la Marcatura delle Api Regine:

  1. Marcatura con Pennarello: Una delle tecniche più comuni per marcare le api regine è l’utilizzo di un pennarello apposito per api. Questi pennarelli sono progettati per scrivere sul dorso dell’ape regina senza causarle danni. È importante che la regina sia immobilizzata prima della marcatura per evitare movimenti bruschi che potrebbero danneggiarla.
  2. Marcatura con dischetti smaltati: Alcuni apicoltori utilizzano minuscoli dischetti smaltati e colorati a seconda dell’anno in cui è nata la regina che riportano anche una numerazione, di solito questo tipo di marcatura viene utilizzata da allevatori che fecondano le regine attraverso la fecondazione artificiale e che hanno necessità di “schedare” in modo univoco la regina da un punto di vista genetico.
  3. Marcatura con Gabbia di Marcatura: Un’altra tecnica consiste nell’utilizzare una gabbia di marcatura, una piccola gabbia di plastica che trattiene la regina in posizione mentre viene applicato il colore. Questo metodo assicura una marcatura precisa e uniforme, ma richiede un po’ più di tempo e attenzione.

Colori dei Marcatori per Identificare l’Anno di Nascita:

I marcatori utilizzati per identificare l’anno di nascita delle api regine sono codificati con colori specifici, seguendo un sistema standardizzato. Di seguito sono riportati alcuni dei colori più comuni e il corrispondente anno di nascita:

  • Bianco: Anni che terminano con 1 o 6 (ad esempio 2021, 2026)
  • Giallo: Anni che terminano con 2 o 7 (ad esempio 2022, 2027)
  • Rosso: Anni che terminano con 3 o 8 (ad esempio 2023, 2028)
  • Verde: Anni che terminano con 4 o 9 (ad esempio 2024, 2029)
  • Blu: Anni che terminano con 5 o 0 (ad esempio 2025, 2030)

Questi colori consentono agli apicoltori di identificare rapidamente l’anno di nascita delle api regine e pianificare di conseguenza la gestione dell’alveare.

Conclusioni:

La marcatura delle api regine è una pratica utile per gli apicoltori che desiderano monitorare l’età e la produttività delle loro regine. Utilizzando tecniche appropriate e colori standardizzati per i marcatori, gli apicoltori possono gestire efficacemente le loro colonie e garantire una famiglia sana e stabile nel tempo.

Il processo di fecondazione dell’ape regina: Un viaggio essenziale per la sopravvivenza dell’alveare

di: Giorgio Pagnacco

Introduzione:

La fecondazione dell’ape regina è un momento cruciale nella vita di un alveare, in quanto determina la continuità della colonia e la sua produttività. In questo articolo, esploreremo in dettaglio il processo di fecondazione dell’ape regina, dalla sua nascita al suo volo nuziale e alla deposizione delle uova.

Nascita dell’Ape Regina:

L’ape regina si sviluppa da un uovo fecondato deposto da una regina precedente. Durante lo sviluppo larvale, le larve destinate a diventare regine vengono alimentate con una dieta ricca di pappa reale, che le aiuta a crescere e svilupparsi in individui fertili.

Il Volo Nuziale:

Dopo circa 10-12 giorni dalla sua nascita, l’ape regina vergine è pronta per effettuare il suo volo nuziale. Durante questo volo, la regina si accoppia con uno o più fuchi all’esterno dell’alveare. Il volo nuziale è un momento critico, durante il quale la regina si libra nell’aria alla ricerca di fuchi provenienti da altri alveari per accoppiarsi.

Accoppiamento con i Fuchi:

Durante il volo nuziale, la regina può accoppiarsi con un numero variabile di fuchi, che possono essere anche più di una dozzina. L’accoppiamento avviene in volo e dura solo pochi secondi per ciascuna copula. I fuchi trasferiscono il loro seme alla regina attraverso il loro organo riproduttivo.

Voli di Ricognizione:

Prima del volo nuziale, la regina vergine può effettuare voli di ricognizione intorno all’alveare per orientarsi e valutare le condizioni dell’ambiente circostante. Durante questi voli, la regina potrebbe essere accompagnata da api ancelle che la seguono e la proteggono dagli attacchi di predatori o da altri pericoli.

Deposizione delle Uova:

Dopo il volo nuziale e l’accoppiamento con i fuchi, la regina fecondata ritorna nell’alveare e inizia a deporre le uova. Questo processo può iniziare entro pochi giorni dall’accoppiamento e continua per tutta la vita della regina, che può durare diversi anni. La regina depone fino a 2000 uova al giorno nelle cellette dell’alveare, che verranno poi nutrite e allevate dalle api nutrici giovani operaie.

Conclusioni:

Il processo di fecondazione dell’ape regina è un evento fondamentale per la sopravvivenza e la prosperità dell’alveare. Attraverso il volo nuziale e l’accoppiamento con i fuchi, la regina assicura la diversità genetica della colonia e la continuità della sua popolazione. È un processo straordinario che testimonia la complessità e l’efficienza del mondo delle api e della loro società.

L’ alveare democratico: un esempio di organizzazione sociale nel mondo delle api.

di: Giorgio Pagnacco

Introduzione:

Nel mondo affascinante delle api, si parla spesso della “democraticità” dell’alveare, un concetto intrigante che ci offre un’opportunità unica di esplorare le complesse dinamiche sociali di queste straordinarie creature. In questo articolo, esamineremo cosa si intende per “democraticità” di un alveare e come questo principio guidi la vita e l’organizzazione delle colonie di api.

La Struttura Sociale dell’Alveare:

L’alveare è un’organizzazione sociale altamente strutturata, in cui migliaia di individui lavorano insieme per il bene comune della colonia. Al centro di questa organizzazione vi è la regina, il fulcro della riproduzione e della coesione sociale, circondata da api operaie e fuchi, ciascuno con ruoli specifici all’interno dell’alveare.

Cosa si Intende per “Democraticità”?:

La democraticità dell’alveare si riferisce al modo in cui le decisioni vengono prese e alla distribuzione del potere all’interno della comunità delle api. Sebbene non si possa applicare il concetto di democrazia nel senso umano al mondo delle api, ci sono elementi di partecipazione e collaborazione che richiamano il concetto di democrazia.

Processi Decisionali:

Nell’alveare, le decisioni cruciali vengono prese collettivamente attraverso processi di comunicazione e consenso. Ad esempio, quando l’alveare decide di sciamare, cioè di dividere la colonia per formare un nuovo sciame, le api operaie e la regina collaborano per selezionare una nuova sede e pianificare il trasferimento.

Divisione del Lavoro:

Un altro elemento chiave della democraticità dell’alveare è la divisione del lavoro, in cui ogni individuo contribuisce con le proprie abilità e risorse al bene comune della colonia. Le api operaie si dedicano a svariate mansioni, come la raccolta del nettare, la cura delle larve e la difesa dell’alveare, lavorando insieme in un sistema cooperativo che garantisce la sopravvivenza della comunità.

Equità e Solidarietà:

La democraticità dell’alveare si riflette anche nell’equità e nella solidarietà che caratterizzano le interazioni tra gli individui. Le api si scambiano cibo, si prendono cura delle larve e si proteggono a vicenda, dimostrando un profondo senso di cooperazione e supporto reciproco.

Conclusioni:

In conclusione, l’alveare rappresenta un esempio straordinario di organizzazione sociale basata su principi di collaborazione, partecipazione e solidarietà. Sebbene il concetto di democrazia sia applicato in modo diverso nel mondo delle api rispetto al mondo umano, la democraticità dell’alveare ci offre un’interessante prospettiva su come la natura stessa possa ispirare e informare i nostri modelli di convivenza e cooperazione.

Guida completa al traslarvo in apicoltura: Tecniche e strategie per un successo duraturo. Prima parte.

di: Giorgio Pagnacco

Introduzione:

Il traslarvo rappresenta una delle tecniche più importanti e delicate nell’ambito dell’apicoltura. Questo processo consente agli apicoltori di rinnovare la popolazione delle api regine all’interno dell’alveare, garantendo così una colonia sana e vigorosa. In questo primo articolo che prevede diverse puntate, vedremo la tecnica del traslarvo, dalla selezione della regina madre fino alle strategie per un traslarvo di successo.

Selezione della Regina Madre:

Il primo passo cruciale nel traslarvo è la selezione della regina madre. È essenziale scegliere una regina sana, vigorosa e geneticamente desiderabile per garantire la qualità della nuova generazione di regine. Gli apicoltori dovrebbero osservare attentamente la regina madre esistente, valutandone la prolificità, la docilità e la resistenza alle malattie.

Quando Effettuare il Traslarvo:

Il momento ideale per effettuare il traslarvo dipende dalle condizioni locali e dalle esigenze specifiche dell’alveare. Tuttavia, il traslarvo è spesso eseguito durante la stagione primaverile, quando la colonia è in piena espansione e le risorse alimentari sono abbondanti. È importante considerare anche la disponibilità di fioriture e le condizioni meteorologiche favorevoli.

Tecniche per un Traslarvo di Successo:

  1. Preparazione dell’Alveare: Prima di avviare il traslarvo, assicurarsi che l’alveare sia forte e ben nutrito. Aggiungere api operaie e api giovani nutrici se necessario e fornire abbondanti riserve di cibo per supportare lo sviluppo delle nuove regine.
  2. Orfanizzazione della famiglia starter: Prevedere una famiglia forte che possa essere in procinto di sciamare per la presa in carico delle larvette traslarvate con la relativa formazione delle celle reali e nutrimento delle larvette.
  3. Controllare bene che non ci siano già delle celle reali naturali in fase di sviluppo nella famiglia starter: Esaminare attentamente l’alveare orfanizzato in cui verranno posizionate le stecche con i cupolini contenenti le larvette per individuare eventuali celle reali naturali in fase di sviluppo. Queste celle se sfuggono alla visita di un apicoltore poco attento, potrebbero far fallire il traslarvo quindi dovranno essere rimosse per garantire il successo dell’operazione.
  4. Traslarvo: Una volta individuata la regina madre da cui si vogliono riprodurre geneticamente i caratteri ereditari nelle future nuove regine, si prelevano larvette di 24 ore massimo 48 ore e si depongono tramite picking nei cupolini fissati alle stecche che verranno poi posizionate nello starter .
  5. Trasferimento delle Celle Reali: Una volta che le celle reali sono state allevate dalla famiglia starter vengono trasferite con cura in un’altra arnia finisher. Assicurarsi che le celle vengano maneggiate con delicatezza per evitare danni alle larve di regina in via di sviluppo.
  6. Finisher: compito della famiglia finisher è quello di completare e opercolare le celle reali. Molti allevatori tralasciano questo passaggio facendo concludere le celle con l’opercolatura dallo stesso alveare starter orfanizzato.
  7. Prelievo delle celle opercolate: Dopo aver fatto opercolare le celle queste ultime possono essere poste direttamente in nuclei di fecondazione senza regina oppure stoccate in apposite incubatrici che dovranno mantenere le celle reali ad una temperatura e umidità costanti.
  8. Introduzione delle Nuove Regine: Nel caso in cui si decida di far nascere le regine in incubatrice, si dovrà introdurle nei nuclei di fecondazione che potranno essere da molto piccoli (alcune centinaia di api) a veri e propri nuclei su 3/4/5 telai di api, nel caso si decidesse per quest’ultima opzione si dovrà tenere conto del rischio che la nuova regina ancora vergine possa non essere accettata dal nucleo stesso.
  9. Controllo accetttazione ed eventuale deposizione da parte della nuova regina: Lasciati passare circa 10 giorni in cui eviteremo di aprire i nuclei di fecondazione per evitare di disturbare le giovani regine, controlleremo che la regina sia stata accettata e che abbia incominciato a deporre le uova azione che ci rassicura che la fecondazione nel volo nuziale sia andata a buon fine.

Errori da Evitare:

  • Traslarvo non corretto: prelevare e deporre la larvetta di 24 ore è un’azione molto delicata che se non effettuata in modo corretto pregiudica la presa in carico da parte delle nutrici e quindi lo sviluppo stesso di quella che sarà la nuova regina.
  • Prelevare una larva troppo grande: Se si preleva una larva che abbia più di 48 ore la regina che nascerà sarà una regina che non avrà l’apparato riproduttivo pienamente sviluppato per cui non sarà una buona fattrice e le api la sostituiranno presto.
  • Trasferimento Inadeguato delle Celle Reali: Maneggiare le cellule reali con delicatezza durante il trasferimento per evitare danni alle regine in sviluppo.
  • Monitoraggio Inadeguato delle Nuove Regine: Assicurarsi di monitorare attentamente lo sviluppo delle nuove regine per rilevare eventuali problemi o anomalie.
  • Introduzione delle nuove regine nel nucleo: Evitare di introdurre le nuove regine in un alveare orfano ricevente troppo forte, avere tante api può pregiudicare l’accettazione di una regina vergine con una carica di feromoni ancora molto bassa.

Conclusioni:

Il traslarvo rappresenta una delle pratiche più importanti nell’apicoltura, consentendo agli apicoltori di rinnovare la popolazione delle api regine e mantenere la salute e la vitalità dell’alveare. Con una corretta selezione delle regine madri, un momento opportuno e l’applicazione di tecniche appropriate, gli apicoltori possono garantire un traslarvo di successo e una colonia prospera nel lungo termine.